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Sistema Teatrale Veronese Comune di Verona
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ROMEO E GIULIETTA #generazionesacrificio

Teatro Stabile di Verona
Giuseppe Sartori

Teatro Romano alle ore 21:15

Prima Nazionale | Produzione Fondazione Atlantide - Teatro Stabile di Verona

ROMEO E GIULIETTA #generazionesacrificio

Teatro Stabile di Verona
Giuseppe Sartori

Teatro Romano alle ore 21:15

Prima Nazionale | Produzione Fondazione Atlantide - Teatro Stabile di Verona

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da William Shakespeare
regia Silvia Masotti e Camilla Zorzi
Con Giuseppe Sartori nel ruolo del Principe di Verona 
Spettacolo Laboratorio con un gruppo di ragazzi dai 18 ai 28 anni con (in ordine alfabetico): Francesco Biolcati, Nicolò Bruno, Ivan Carlini, Alice Cordioli, Zeno Didonè, Annamaria D’Onghia, Carlotta Francescon, Pietro Bilal Khachab, Michele Marchiori, Linda Micheletti, Luana Montoli, Luca Murari, Astrid Valdinoci, Viola Valsecchi e altri ragazzi in via di definizione
Rielaborazione drammaturgica Silvia Masotti e Camilla Zorzi

Scene Antonio Panzuto
Costumi Davide Tonolli
Coordinamento tecnico e disegno luci Nicola Fasoli
Fonico Matteo Chiochetta
Assistente alla regia Michele Bernardi
Artwork  Dark Moto Studio
Progetto Spazio Teatro Giovani
FONDAZIONE ATLANTIDE – TEATRO STABILE DI VERONA
PRIMA NAZIONALE – COPRODUZIONE


SINOSSI

Romeo e Giulietta di W. Shakespeare è considerata una delle più grandi storie d’amore di tutti i tempi: i protagonisti sono due adolescenti, Romeo, 16 anni, e Giulietta, 14 anni. In realtà quella di Romeo e Giulietta non è solo una storia d’amore, ma una storia d’odio e di morte. Verona è lo scenario di una lotta fratricida: le due famiglie che si scontrano, i Montecchi e i Capuleti, hanno educato i loro figli all’odio, allo scontro fisico, all’insulto verbale e tutto quest’odio non può che generare morte. Nell’opera muoiono tantissimi personaggi, l’uno ammazzato dall’altro: sono tutti ragazzi sotto i diciott’anni e quando infine muoiono i due innamorati, Romeo e Giulietta, che si suicidano perché non possono vivere il loro desiderio, la città rimane senza un futuro, perché ha perso chi quel futuro lo può costruire.

 

NOTE DI REGIA 

Portare in scena Romeo e Giulietta di W. Shakespeare con un gruppo di adolescenti e di giovani non professionisti è per noi il modo di penetrare la tragedia al di fuori della convenzione e viverla nella sua complessità, nei suoi aspetti più inquieti, profondamente legati all’adolescenza, presenti nel testo di Shakespeare e non sempre messi in risalto. 

Lo spettacolo nasce da un laboratorio di otto mesi durante i quali le esperienze e il vissuto di un gruppo di ragazzi dai 18 ai 28 anni sono entrati in dialogo con i temi, il linguaggio, le metafore proposti dall’immenso testo shakespeariano. 

La storia di Romeo e Giulietta, infatti, non si limita a raccontare un meraviglioso amore che finisce in tragedia, la riflessione del testo è politica e spiazzante: se una città viene educata all’odio – o un paese, o un continente vengono educati alla guerra – non c’è speranza per il futuro. Non c’è speranza di amare chi si vuole, non c’è speranza di seguire i propri desideri, non c’è speranza di crescere realizzando se stessi come esseri umani. 

La lotta fra i Montecchi e i Capuleti è un’estenuante guerra civile. Per sottolineare la tensione e il peso sociale di questa guerra, l’elemento portante della scenografia di Antonio Panzuto è un muro che ricorda i tanti muri fisici e morali del mondo e in particolare evoca il muro di Berlino, che ha diviso per più di trent’anni oriente e occidente, muro che si sta innalzando di nuovo. 

Altro richiamo alla Berlino del muro sono due angeli che, come ne Il Cielo sopra Berlino di Wim Wenders, seguono due giovanissimi Romeo e Giulietta per sostituirsi ad essi nella seconda parte della tragedia, quando protagonista ineluttabile diventa la Morte che spazza via con violenza l’Eros vitale dei due protagonisti.  

Sarà presente sulla scena un attore professionista, Giuseppe Sartori, che Principe della scena e Coro empatico e politico dei personaggi e della città, aiuterà i ragazzi a riconsegnare la tragedia al pubblico come una riflessione lucida e amara su che cosa succede se un collettivo non investe sul proprio futuro e se tutti i suoi figli non trovano altra soluzione che ammazzarsi fra loro, o suicidarsi. Un orrore così profondo può essere frenato solo da un rito, scrive Sarah Kane, la figura del Principe/Coro è per noi il maieuta consapevole che innesca e guida questo rito.  

Non vogliamo attualizzare Romeo e Giulietta, ma sentirci tutti chiamati in causa in un testo così potente, perché nessuna generazione dovrebbe essere sacrificio di quelle precedenti, né ieri, né oggi, né mai. 

 

NOTE DI DRAMMATURGIA

Romeo e Giulietta di Shakespeare è un materiale drammaturgico vastissimo, l’opera integrale richiederebbe una rappresentazione di più di quattro ore. 

Abbiamo scelto di mantenere le parole di Shakespeare, le abbiamo masticate, tradotte in azione scenica in modo da dare spessore ai rapporti tra giovani e adulti e alle dinamiche tra coetanei all’interno del gruppo. Assieme ai ragazzi non ci siamo sottratte alle difficoltà linguistiche, abbiamo mantenuto l’assoluto e la bellezza delle scene d’amore, l’ambiguità sessuale e il vituperio degli insulti tra bande, che in Shakespeare sono potenti ed efficaci quanto la parte più lirica. 

Nella prima parte dello spettacolo, dal prologo alla morte di Mercuzio e Tebaldo, i tagli che abbiamo operato all’interno del testo sono meno consistenti, si fanno invece più audaci nella seconda parte. Dal momento in cui la morte entra esplicita nella trama e la scena si svuota della sua dimensione più collettiva, anche la scrittura si asciuga e si fa scheletrica. Nella seconda parte dello spettacolo abbiamo mantenuto il materiale linguistico più noir e tolto alcuni dettagli dell’intreccio della trama. I versi  di Shakespeare nel finale lasciano spazio ad un ultimo grido di dolore che dal testo shakespeariano arriva al contemporaneo attraverso le parole disperate della drammaturga inglese Sarah Kane. 

 

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