Un viaggio sensoriale sulla maternità come linguaggio universale di cura ed empatia.
Una performance che intreccia danza, suono e immagine per indagare il significato profondo della cura.
L’opera nasce da una domanda essenziale: esiste una machina mater, un dispositivo innato di empatia e protezione presente in ogni essere umano, al di là del genere e della biologia?
Attraverso una partitura fisica costruita su un’unica frase motoria, Laura Moro esplora la maternità come blueprint primordiale, come linguaggio molecolare che precede la parola.
La sua danza si fa ascolto del corpo, luogo dove la memoria chimica e quella emotiva si incontrano. La musica di Martinuz e le proiezioni di Favotto creano un ambiente immersivo, vibrante e sensoriale, in cui materia e pensiero, gesto e immagine si fondono in una stessa pulsazione.
La ricerca coreografica si muove tra simbolo e realtà: il gesto tecnico incontra la concretezza della materia, evocata dal corpo iconico e terreno della vacca — archetipo della vita e della nutrizione.
La performance alterna momenti di forte fisicità e pause di dialogo diretto con il pubblico, costruendo un’esperienza partecipata e intima.
Frutto di un percorso di residenze artistiche e laboratori condivisi con le comunità locali, MA – machina materraccoglie voci e gesti che risuonano nella drammaturgia come eco collettiva, restituendo al teatro la sua funzione originaria: luogo di ascolto, riconoscimento e riflessione.
Un rito contemporaneo che interroga il futuro dell’empatia e lo stato di salute del nostro fragile meccanismo di cura.
Perché, come suggerisce Laura Moro, la machina mater non è solo un corpo, ma un pensiero vivente — un impulso di vita che ci tiene, ancora, in relazione.
di e con Laura Moro
musica Mauro Martinuz
video Giulio Favotto
Disegno luci in collaborazione con Matteo Cusinato
